Le Kamite

My name is Le Kamite, I was born 36 years ago in Cameroon, in the political capital, Yaoundé.

My name means ‘African’, black man, proud of his roots. I arrived in Italy over 10 years ago. I have a degree in law, from the University of Cameroon, not recognised in Italy, and a degree in Corporate Communication, taken in Turin. I have been living in a neighbourhood on the outskirts of Turin for some years now, with my partner and our two children. 

Even though I have now finished my studies, I continue to maintain contact with young people from many countries including my own, who come to study in Italy. Mine is the voice of many young people who have left their communities and countries to study and build a better future for themselves and their families.  We have a nationwide network of students from Africa and a group of us work with a voluntary organisation in Turin, which supports foreigners in the city.  From Cameroon, every year, there are between 300 and 400 young people who want to come to Italy to study.  We hear them, we advise them and help them when they arrive.  We provide information for access to health, social and university services, to find a home and some job opportunities.  When necessary, we try to find financial support to meet basic needs, including through the distribution of basic necessities (food, personal and household hygiene materials, medicines).

Before the lockdown we had organised meetings with foreign dads and youngsters to share experiences, problems, and put solutions in place in daily life. These meetings had very important moments of confrontation between different cultures and experiences, which helped to build relationships and friendship that continue to this day. With the beginning of 2020 all this stopped. We have maintained relations through telephone contacts and with the activity of distributing food to groups of students scattered around the city.

Mi chiamo Le Kamite, sono nato 36 anni fa in Camerun, nella capitale, quella politica, Yaoundé. Il mio nome significa ‘Africano’, uomo nero, orgoglioso delle proprie radici.

Sono arrivato 11 anni fa in Italia. Ho una laurea in giurisprudenza, dell’università del Camerun, non riconosciuta in Italia, e una in Comunicazione Aziendale, presa a Torino.

Da alcuni anni abito in un quartiere della periferia di Torino, con la mia compagna e i nostri due figli di 12 e 3 anni. 

Anche se ormai ho terminato gli studi, continuo a mantenere i contatti con i ragazzi del mio paese (e non solo), che vengono a studiare in Italia.

La mia è la voce di molti giovani che hanno lasciato le loro comunità e il loro paese d’origine per studiare e costruire un futuro migliore per sé e la propria famiglia.

Dal Camerun, ogni anno, ci sono dai 300 ai 400 ragazzi che vogliono venire in Italia a studiare. Noi li sentiamo, li consigliamo e li aiutiamo quando arrivano. Abbiamo una rete a livello nazionale e un gruppo di noi collabora con un’Associazione di volontariato della città che si occupa di stranieri. Forniamo informazioni per l’accesso ai servizi sanitari, sociali e universitari, a trovare casa o qualche opportunità di lavoro. Quando necessario si cerca di dare un sostegno economico che consenta il soddisfacimento dei bisogni fondamentali, anche attraverso la distribuzione di beni di prima necessità (alimenti, materiale per l’igiene personale e della casa, farmaci).

Prima del lockdown avevamo organizzato degli incontri di papà e ragazzi stranieri per condividere esperienze, problemi, soluzioni messe in campo nella vita quotidiana. Questi erano momenti molto importanti di confronto fra culture ed esperienze diverse, che hanno aiutato a costruire rapporti di amicizia che continuano tutt’ora.Con l’inizio del 2020 tutto questo si è fermato. Abbiamo mantenuto i rapporti tramite contatti telefonici e con l’attività di distribuzione di alimenti ai gruppi di studenti sparsi nella città