COVID-19 according to Helga and Ginevra
Instalment 2
As written in my first instalment, I wanted my little girl to grow up well…However, as a street artist it was difficult being clean, sober and keeping straight, when the world around you consumes anything…
At the point Ginevra was weaned, she was a beautiful and good baby, but I was worn out from the pregnancy, from the nursing, from solitude, from my mother’s continuous criticism, from the effort to live and I needed something to keep me up…And so, almost without acknowledging it, slowly, I was back in hell, but I thought I was in heaven.
When Ginevra was five, I entered a mother-baby community by my own choice, I wanted to get out from that “mud” because in my moments of clarity I was conscious of how much I was hurting myself and Ginevra. Sure, it was not the experience I imagined, it was more like a jail rather than a welcoming house.
I was patient when it was about me, but the same rules I had to respect were applied to children that lived with their mothers. The most terrible thing was to see my daughter’s suffering without being able to do anything, the total helplessness that I felt triggered terrible guilt feeling in me, unfortunately they were useless. Definitely an experience to forget! I cannot say it was vain – no experience even the most negative are vain – it surely contributed to reinforce our bond, but it did not help me to get out my addiction.
After two years and a half we were thrown out, in a world that I did not know how to handle, that was frightening, again as always alone, without people to count on, a fragile woman who did not grow up, with a baby to take care of. Yes, she was my only friend, my sunshine, but she was a baby and she needed as much as me some adults and responsible people to grow up as an equilibrate person. I did not have that balance; how could I donate it to her?
Social Services offered me a temporary custody for Ginevra to a family that I knew, in the meantime I would fix my life a little, that is what they said to me, and I accepted thinking that it was the best thing for her. But then something bad happened and I got sentenced to a few days of jail and a bail, but the baby had to be protected. The judge offered to my mother the possibility of taking care of her granddaughter and she accepted, making the custody go from that family to her. The same judge said to me that if I would not change my life, I would have lost her. The grandmother was old, she could take care of Ginevra for some years but if I would not take in serious consideration the possibility to turn my life around, she would be given to adoption. I was scared to death!
It was at that time that I decided to change Region. I could not get out that setting in Turin, if I tried, they would have come to search for me, I was literally seduced, and the lover was always the drug. A rotten world, but I could not live without its smell. If I wanted to start again, I had to go far away. Ginevra deserved it! She loved me like nobody else ever did and she was my life.
To be continued …
You can read the first instalment here and third instalment here.
Seconda parte
Come ho scritto nella mia prima puntata, volevo che la mia bambina crescesse bene …
Ma il mio lavoro era l’artista di strada ed è molto difficile mantenersi retti, astemi, puliti, quando il mondo che ti gravita intorno fa uso di qualunque porcheria.
A quel punto Ginevra era svezzata, era una bella e brava bambina ma io mi ritrovavo completamente sfatta di stanchezza: della gravidanza, dell’allattamento, della solitudine, dei continui rimproveri di mia madre, della fatica di vivere ed avevo bisogno di qualcosa per tenermi su… e così, senza quasi accorgermene, piano, piano, ritornai all’inferno, ma io, allora, m’illudevo di stare in paradiso.
Quando Ginevra aveva cinque anni, sono entrata in una comunità mamma-bambino per mia scelta, volevo tirarmi fuori una volta per tutte da quella melma perché nei momenti di lucidità ero consapevole del male che stavo facendo a me stessa e a Ginevra. Certo che non è stata l’esperienza che mi ero immaginata, era più simile ad un carcere che ad una casa di accoglienza. Pazienza ancora per me, ma le stesse regole alle quali dovevo sottostare io, erano applicate ai minori che vivevano con le loro madri. La cosa più terribile è stata assistere alla sofferenza di mia figlia senza poterci fare nulla, la totale impotenza che avvertivo scatenava in me terribili sensi di colpa, purtroppo, del tutto inutili. Decisamente un’esperienza da dimenticare! Non posso dire sia stata vana – nessuna esperienza per quanto negativa lo è – sicuramente ha contribuito a rinsaldare ancora di più il nostro legame ma non ad aiutarmi ad uscire dalla dipendenza.
Dopo due anni e mezzo siamo state catapultate fuori, alla mercè di un mondo che non sapevo affrontare, che mi spaventava, ancora e sempre sola, senza affetti a cui potermi aggrappare, una donna fragile, non cresciuta e con una bambina a cui badare. Lei sì, era il mio unico affetto, il mio raggio di sole, ma era una bimba e aveva bisogno lei quanto me di persone adulte e responsabili per crescere equilibrata. Quell’equilibrio io non l’avevo, come potevo donarlo a lei?
I Servizi Sociali mi hanno proposto per Ginevra un affido temporaneo presso una famiglia che conoscevo, in attesa che mi sistemassi un po’ la vita, così avevano detto, ed ho accettato, pensando fosse la cosa migliore per lei, ma poi successe un fattaccio per il quale mi sono presa una condanna: pochi giorni di carcere e una cauzione, ma la bambina doveva essere tutelata. Il Giudice propose a mia madre di prendersi cura della nipotina e lei acconsentì che l’affidamento passasse dalla famiglia che l’aveva in carico a lei. A me, lo stesso Giudice aveva detto che se non cambiavo vita l’avrei persa: la nonna era anziana, si sarebbe potuta occupare di Ginevra per alcuni anni ma se io non avessi preso seriamente in considerazione la possibilità di dare una vera svolta alla mia esistenza, sarebbe stata data in adozione. Mi sono spaventata a morte!
È stato allora che ho deciso di cambiare Regione. A Torino non ce la facevo ad uscire da quell’ambiente, se ci provavo venivo cercata, letteralmente sedotta e l’amante era sempre la sostanza. Un mondo marcio ma che del suo puzzo non potevo fare a meno: se volevo ricominciare dovevo andare lontano da lì. Ginevra meritava questo! Lei mi amava come nessuno mai mi aveva amata e per me era la vita.
Continua ….